VOUCHER : validi solo per alcune categorie di lavoratori

Il Ministro Luigi Di Maio pensa alla reintroduzione dei Voucher , ma solo per alcune specifiche categorie di lavoratori, per evitare il riproporsi di abusi o le solite soluzioni poco “corrette”.

Innanzitutto dobbiamo spiegare, per i meno informati, cosa sono i Voucher, nati inizialmente per regolare il lavoro occasionale.
Il Voucher  non è altro che un “buono di lavoro”ovvero una modalità di retribuzione per lavoro occasionale di tipo accessorio introdotto nel 2003 dal governo Berlusconi, per regolamentare in maniera più “semplice”contratti di lavoro di tipo saltuario.
Il loro valore va da 10, 20 o 50 euro: una parte va al lavoratore e la restante finisce in contributi Inps e Inail.
L’utilizzo del voucher consente all’azienda o al committente di avere una copertura assicurativa in caso  incidenti sul lavoro, senza rischiare vertenze sulla natura della prestazione e senza dover stipulare alcun tipo di contratto, consentendogli così di operare in piena legalità.
Dall’altro il lavoratore, potrà vedersi riconoscere un compenso per la sua prestazione occasionale, esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato,  cumulabile con i trattamenti pensionistici e compatibile con i versamenti volontari, ma di un valore massimo complessivo annuale di 7000 euro netti.

Perchè sono stati aboliti i voucher?

I voucher sono stati utilizzati fino al 31 dicembre 2017, poi cancellati con decreto legge, perchè per il loro uso “spropositato” sono stati ritenuti causa dell’aumento del  lavoro precario.
Ora però il Ministro Luigi Di Maio pensa ad una loro reintroduzione , ma solo per attività di baby sitter, lavoro agricolo-stagionale, giardinaggio e pulizie, categorie che ad oggi possono svolgere la loro attività solo con contratto a chiamata.
La loro reintroduzione in ogni ambito lavorativo, secondo Di Maio, sarebbe inaccettabile, ma se reintrodotti in certi settori, tipicamente stagionali, porterebbero rendere le cose più semplici, evitando soluzioni ambigue a chi non ha molta scelta.

L’idea potrebbe concretizzarsi nel decreto estivo, in cui si prenderà in esame anche il taglio dei costi per il lavoro stabile, con l’intento di rendere più stabili anche i contratti a tempo determinato.